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lunedì 18 maggio 2015

Nelle maglie dell'Arte - Bea Camacho

Bea Camacho, Enclosure II, Tate Modern Gallery, Londra 2010

Alcuni di coloro che lavorano a maglia o uncinetto producono solo maglie o berretti, altri invece vedono il loro lavoro sconfinare nel reame dell'arte, come è il caso di Bea Camacho, di cui vorrei parlarvi oggi.
Vero che definire il confine tra artigianato, design e arte non è cosa semplice, tanto più che il mondo non è fatto a scatole. Ma lasceremo qui questa discussione, per ora.
Trovo però estremamente interessante che molti artisti contemporanei scelgano la maglia o l'uncinetto come materiale attraverso cui realizzare emozioni e concetti. Con la naturalezza con cui un pittore potrebbe decidere di usare ora i colori ad olio, ora la tempera.
Indubbiamente è un materiale che, anche se non comunissimo tra gli artisti, ha un potenziale artistico innegabile, vista la fortissima carica evocativa donata dal suo bagaglio pieno di storia, memoria, gesti antichi...
Entriamo dunque nel vivo dei post del lunedì, e come avrete intuito parliamo di arte.
Non di "arte" come titolo dei due precedenti post 

(per chi se li fosse persi, ecco i link:

bensì proprio di arte contemporanea
Lo so, spesso è un tema che mette in soggezione, perché si ha l'impressione di non riuscire a comprenderla in quanto non "addetti ai lavori". Ma credetemi, bastano un paio di linee guida che favoriscano la lettura dell'opera, un po' di pazienza e un pizzico di sana curiosità, e anche gli attacchi d'arte più astrusi e complessi sembrano subito molto meno distanti.
Mi piacerebbe, nel corso di vari post, farvi conoscere e commentare con voi alcuni artisti che utilizzano maglia o uncinetto come materiale

Oggi ho trovato la giovane Bea Camacho, nata nel 1983 nelle Filippine, laureata ad Harvard in Arte.

In Enclose (2005), uno dei suoi primi lavori, ha costruito con uncinetto e lana rossa un bozzolo attorno a sé fino a rinchiudervisi completamente. L'operazione è durata undici ore e la giovane non ha effettuato pause, neanche per bere o andare in bagno.

 Questo lavoro, semplice, pulito ed efficace, evoca idee quali isolarsi, ricerca di sicurezza, protezione, intimità, rifugio, e con il dare forma al proprio ambiente.
Ma l'artista, nel notevole sforzo di scomparire all'interno della sua crisalide rossa fiammante, si rende infinitamente più visibile.


Temi simili sono elaborati consapevolmente e sviluppati ulteriormente in opere successive quali Enclosure II (2010 - performance di nove ore alla Tate Modern Gallery di Londra. Foto all'inizio del post) e Efface (2008 - foto a sx e sotto), in cui, man mano scompare nel tappeto bianco creato dalla stessa Camacho, l'ambiente acquista sempre più importanza.


Anche questa impresa da undici ore è documentata in un video. A differenza del primo Enclose maggiore enfasi è data allo spazio attorno al corpo. Il corpo diventa parte integrante dell'opera man mano che scompare nell'architettura circostante, che allora viene rivelata.
Del corpo assorbito dal tappeto-opera non rimane che una memoria, una assenza che ne porta ancora il profumo. Una ingombrante traccia, impossibile da ignorare.


In queste sue opere l'artista sembra richiamare, nell'atto di chiudersi in un bozzolo di lana, attraverso ore di concentrazione mentale e sforzo fisico, la ricerca di una protezione che ricorda il ventre materno. E può evocare la condizione di chi come lei (immigrata negli Stati Uniti dalle Filippine) può desiderare farsi piccolo piccolo, pur anelando a trovare il suo posto nel mondo, in una continua lotta tra il desiderio di scomparire e quello di affermarsi.
Ma le interpretazioni e le suggestioni possono essere infinite. Invito ognuno di voi a trovare le sue.

Per oggi la pillola artistica è finita, ci leggiamo il prossimo lunedì con altre curiosità legate all'immenso mondo dello sferruzzo. Buona settimana a tutti!

Chiara






giovedì 16 dicembre 2010

Juliet


Cos'è Juliet?
Juliet è un'associazione, che, cito testualmente dal sito ufficiale, "si prefigge di promuovere la conoscenza dell'arte contemporanea, curando l'edizione di cataloghi e libri d'arte, organizzando mostre e conferenze e attuando iniziative che promuovono l'arte in tutte le sue manifestazioni." Superfluo dire che cerco di andare a quante più mostre e manifestazioni riesco... trattandosi anche del (quasi) unico esempio di diffusione di arte contemporanea a Trieste.Ma Juliet è anche una rivista "di informazione e teoria strettamente dedicata alle espressioni artistiche contemporanee: arte, moda, architettura, design, fotografia, fumetto, ecc."Quest'anno ricorre il trentennale della fondazione e domenica abbiamo festeggiato tutti insieme: direttore, simpatizzanti ed artisti. Abbiamo mangiato, bevuto e ricordato questo lungo percorso. E questo ve lo dico perchè non si pensi che questo blog sia diventato "solo" un "knitting-blog": si chiama pur sempre "Artherapy", perdiana e perbacco!!!.
E questo è stato il mio bottino: due t-shirt a tiratura limitata disegnate da Oreste Zevola e due edizioni speciali di OTTO FRATTO TRE, uno speciale in allegato alla rivista ma personalizzato da disegni fatti a mano per l'occasione. Due? Si, perchè mi sono fregata pure gli omaggi destinati aLMarito.

venerdì 17 settembre 2010

Cartoline da Vienna

Prima che i ricordi si facciano confusi, prima che le nebbie dell'autunno facciano sparire gli ultimi rotolini dovuti ai Wienerschnitzel sotto strati di cashmere, prima che le cioccolate calde cancellino le birre fresche, lasciate che mi abbandoni ad una salutare nostalgia: Vienna, quest'anno, la voglio ricordare così.
Vienna è un alberghetto dotato di saltarello dove i pargoli rischiano di fratturarsi ossa importanti...... mentre la madre lavora imperterrita al suo nuovo Wasabi senza preoccuparsi. Miracoli del knitting!!!Vienna è una sagra che non ti aspetti, anche se sei in periferia. Ma una sagra come quelle di una volta, con i polli arrostiti per strada, la giostra con le tazze, il tiro a segno con i barattoli e vino generoso che non attende altro che essere bevuto in un Heuriger aperto per l'occasione.Vienna è anche scovare in Braeunerstrasse (maledetta tastiera senza Scharfes Es e Umlaut!!!) lo stilosissimo negozio da uomo Knize (leggi KNISCE) e comprare un souvenir decisamente non convenzionale.Vienna è visitare il Tecknisches Museum e scoprire che esiste una cabina dove puoi ululare quanto ti pare e una ruota tipo quella dei criceti dove i figli possono sfogare l'iperattività.Vienna è anche l'inceneritore creato dall'artista Hundertwasser, che non è sicuramente un architetto minimalista.Vienna è perdersi dentro il Museumquartier, e scoprire che nel Quartier 21 sono decisamente spiritosi...... e scoprire il designer inglese Aaron Francis Walker, che è un fan del crochet e del riciclo.Vienna è una mostra monografica di Egon Schiele...... ed una mostra monografica dell'Arkitekt Joseph Olbrich, creatore di oggetti di uso comune...... ma anche di monumenti come la Sezession (in collaborazione con otto Wagner)...... e di mille altre cose, tra cui gioielli, vasellame e disegni per stoffe.Vienna è un museo dove in un piano trovi Shiele, Klimt, Kokoschka e Moser...... in un altro trovi Pollock, Mirò, Delaunay e Dorazio...... nel terzo trovi la mostra "Now I See" di Brigitte Kowanz...... e nel seminterrato del sopraddetto palazzo, trovi una factory di Mladen Miljanovic che contiene i suoi lavori più importati: "Sound of Utopia" e "Our Thing (Cosa Nostra)"Vienna è anche relax all'aperto.ma Vienna è soprattutto reincontrare amici che non si vedevano da tempo e, in particolare, A., che ho ritrovato con 1,50 m in altezza in più di quanto mi ricordavo.Vienna è un buon pranzo e quattro chiacchiere, come se il tempo non fosse mai passato.Ed ora una nota personale: liebe Freunde, es war so schoen, Euch wiederzusehen... hoffentlich koennen wir bald wiedertreffen. Ich liebe Euch und unsere Reise nach Wien ist fuer uns eine wunderschoene Erinnerung.

mercoledì 23 giugno 2010

Collane da lampadario

In risposta alla domanda di Vannalisa:"Ma che caspita sono le collane da lampadario?", anche se la voglia resta pressocchè zero, non potevo esimermi dal soddisfare la sua curiosità, così magari mi fuziona da antidepressivo...
Ecco alcuni esempi di collane da lampadario (o da muro), di cui ho accennato qua. Risalgono al periodo pre-craft, quando ancora coltivavo segrete (ma mica poi tanto) velleità artistiche. Sono simboli augurali, una specie di portafortuna, e sono realizzate in seta dipinta (da me ovvio, e da chi sennò) e materiali vari, anche di recupero.Nelle mie intenzioni avrebbero dovuto essere appese al muro, come dei mini-quadri, oppure ad un lampadario o dal soffitto, per portare fortuna, gioia e pensieri positivi... come una pioggerellina (si ora che leggo quello che scrivo... sembro sotto l'effetto di stupefacenti che mi hanno fatto regredire allo stadio asilo... il bello è che all'epoca lo credevo veramente!).
Qui ora un esempio di come avrebbero dovuto essere usate...E' un vecchio progetto, veramente vecchissimo. Questa installazione si chiama "Fire & Light" e si trova... a casa mia. Si perchè "belle belle belle le tue collane" ma mai nessuno ne ha comprata una. Ma non è una novità, eh. Uno dei motivi, credo, è che nessuno ha i soffitti alti 4 metri come me, quindi le installazioni finiscono per spazzolarti la testa quando passi sotto la lampada, e non è una cosa carina. Quindi... me le tengo tutte mi sa.

martedì 22 giugno 2010

Filo Rosso

Sono assente ingiustificata.
E da parecchio, pure.
E non ho nemmeno una scusa.
Anche.
Ma, penserete voi, questa qua ci prende in giro? Cosa ci vorra far credere? Cosa mai la potrà tenere lontana da questo meraviglioso mondo virtuale?
Tutto e nulla, rispondo io. E' che ogni tanto ho bisogno di staccare. Da cosa non si sa, ma staccare. E, come scusa pronta pronta e giusta giusta, si sta avvicinando l'estate, anche se non sembra. Ma io i suoi effetti negativi li sento tutti.
E infatti non combino un tubo. O meglio, mi agito senza alcun costrutto.
Del tipo, faccio litigate tremende con qualche parente, come avrete già presagito qui. ed io, anche se non si direbbe, odio fare baruffa. Soprattutto quando non c'è l'evidenza che vinco io.
E poi comincio 2 lavori ai ferri molto impegnativi. Contemporaneamente. Ed entrambi in cashmere, ovvio, così tra poco, se non voglio farmi ridere dietro da qualcunadovrò pensare di mollare tutto o di sciogliermi come un ghiacciolo sotto una lavoro morbidissimo e pesantissimo mentre lei crochetterà leggermente e amenamente minuscoli fiorellini di cotone. E mi prenderà in giro, anche.
In aggiunta Leonardo è sparito da casa una settimana per partecipare ad un camp di basket ed io ho nutrito i restanti due membri maschili della famiglia con surgelati e scatolette perchè sono entrata in depressione. E la voglia di cucinare non mi è tornata nemmeno dopo che Leonardo è tornato dal camp. Solo ieri, dopo molte insistenze, ho fatto un piatto a base di melanzane e zucchine che aveva la densità nucleare dell'uranio. E sento ancora adesso che non ne vuole sapere di essere digerito.
E per finire il cucito mi si rivolta contro. Avevo cominciato un bellissimo vestito con una seta dipinta da me. Ero piena di voglia e ci ho lavorato abbastanza. Insomma, all'ultima prova, mi giro di profilo e... scopro che l'arricciatura sotto il seno mi fa sembrare di essere incinta di 9 mesi. E di 3 gemelli. Inutile dire che il vestito è finito nell'Armadio della Vergogna e mai più ne uscirà.
Un'unica nota positiva. Dietro insistenza di una cara amica ho partecipato alla mostra biennale del Filo Rosso, una rassegna del gioiello contemporaneo che ha come prerogativa di trarre ispirazione dal tessuto. Ovviamente non avevo nulla di nuovo, così ho partecipato con un gioiello per la casa, una sorta di collana da parete o da lampadario che avevo in cassetto da parecchio tempo. Il titolo è "Ma non ti sei ancora accorta che piove dentro casa?"Questa la locandina dell'evento.Ed ecco qua il mio gioiello... solo che messo così non si capisce nulla.Un turista fra le bacheche.Bene, per oggi basta così. Faccio un giretto sui vostri blog perchè manco da parecchio.

domenica 31 maggio 2009

Živko Marušič a Trieste

Tanto per cambiare questo week end lungo mio marito è in giro per l'Italia. Ieri ero stata invitata all'inaugurazione della mostra dedicata a Živko Marušič alla sala Umberto Veruda di Palazzo Costanzi di Trieste e quasi quasi non ci volevo andare ma... alla fine mi sono autoconvinta che, visto che non chiedo mai nulla, mi ci voleva un po' di svago e i bambini avrebbero dovuto capire. Ed ho fatto bene, sono stati dei veri angioletti; nonostante il caldo sahariano e le moltissime persone hanno resistito ben mezz'ora e in premio hanno avuto una corsa in Piazza Unità d'Italia.

Inserisco, come di norma, qui di seguito una breve critica, la mostra mi ha decisamente entusiasmato!!!

"In mostra saranno proposti i lavori più classici dell’autore: dai paesaggi con figura alle figure isolate; in particolare degne di nota saranno le tele strette e sottili accostate a tele e a carte di piccole dimensioni, alcune di queste sono state realizzate in esclusiva per questo progetto e sono ancora del tutto inedite, mentre altre saranno opere storiche relative alla sua produzione degli anni Ottanta.
Živko Marušič è nato a Colorno (Parma) nel 1945, ed ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Attualmente risiede a Capodistria. A partire dalla fine degli anni Settanta è stato un acceso fautore del ritorno della pittura alla consustanzialità della figurazione, collegandosi perfettamente, dal suo osservatorio istriano, fin dai primissimi anni Ottanta a un clima di fervore internazionale che va sotto l’egida della Transavanguardia, sigla estetica felicemente coniata da Achille Bonito Oliva, e che peraltro provvederà a dare spazio a questo bravissimo
pittore nel libro “La transavanguardia internazionale”. In questo senso il suo lavoro di quegli anni si collocherà dentro questa corrente pittorica di cui sarà, senza ombra di dubbio, il massimo interprete d’oltrecortina e che in Italia ha visto crescere autori come Francesco Clemente ed Enzo Cucchi.
Dopo aver realizzato, nel 1982, una memorabile mostra presso il Centro la Cappella di Trieste, ha poi lavorato negli anni sucessivi sempre in maniera discontinua con gallerie italiane e straniere. Al suo attivo ha numerose mostre in spazi pubblici e museali in Slovenia e Croazia. Il suo primo critico di riferimento è stato Andrej Medved.
L’allegra spensieratezza, lo sguardo ironico e distratto, il bianco addensante e sfilacciato dei primi dipinti degli anni Ottanta, l’esplosione dei suoi campi coloristici, ha poi lasciato lentamente il posto, nei suoi quadri successivi a una figurazione diversa, più contenuta e sottile, quasi popolare e intimista. In questi ultimi lavori la pittura è fluida e calibrata e se di poesia si vuole parlare viene da pensare a Umberto Saba: stesso modo di raccontare: semplice, fluido, anche se i soggetti e i luoghi raffigurati sono ovviamente diversi. Si tratta di immagini di volti, di persone, di fiori, di siepi e di figure contorte: siamo in presenza di un linguaggio appena sbozzato e diretto: la semplicità del linguaggio, il tratto essenziale, ridotto al minimo, evidenzia il senso di disagio dei soggetti rappresentati. La pittura introduce a un mondo dove il valore delle cose, il loro significato, è dato dall’indigestione e dal consumo caotico, quasi in una sorta di accumulazione che inebria, spingendo verso una volontà di potenza che implode in tutte le direzioni. I soggetti, pur in un atteggiamento di sottomissione, hanno una loro intangibile fierezza: accettano un qualcosa di imponderabile da un imprecisato qualcuno, che sembra esercitare un atto di forza nei loro confronti, quasi mettendoli in riga.
Le immagini di questi dipinti ci fanno sentire il reale, ma al contempo, con angoscia, ci ricordano un tempo lontano, una sorta di paese felice e primordiale che riaffiora dal profondo: un tempo storico dove la libertà dell’individuo non era assolutamente precaria."

sabato 30 maggio 2009

Sedie / Stoli / Chairs Landscape

Un paio di giorni fa sono andata a Muggia, una cittadina vicino a Trieste, a visitare questa mostra, insolita ed interessatissima!!!
Il titolo è "Sedie / Stoli / Chairs Landscape"ed espongono Tina Cotič e Domen Slana.
QUI trovate tutte le informazioni su questa bella cittadina, ma inserisco comunque il comunicato stampa della mostra, chi avesse occasione vada a vederla, merita davvero una visita!

"Il Comune di Muggia, Assessorato Cultura e Promozione della Città promuove un doppio appuntamento presso il Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” – via Roma, 9 – e la Sala Comunale d’Arte “Giuseppe Negrisin” – Palazzo del Municipio, Piazza Marconi, 1 - dedicato alle interpretazioni della sedia ad opera di due significativi progettisti sloveni: Tina Cotič e Domen Slana.
La sedia oggetto quotidiano diviene sperimentazione spaziale, struttura compositiva, sintesi paesaggistica, interpretazione antropologica dove il rigore progettuale si sposa con l’interpretazione del fare artistico.
Maestri di sintesi progettuale con la loro chiara impronta metodologica i due artisti danno vita a veri e propri paesaggi prendendo spunto dalla rilettura dei paesaggi di Lojze (Luigi) Spacal o dagli elementi del paesaggio in cui essi operano.
Attraverso una lettura diretta, per Domen Slana, o come per Tina Cotič filtrata, dallo sguardo e dalla sensibilità di Lojze (Luigi) Spacal, i due artisti danno vita a vere e proprie costruzioni dove la seggiola da mero elemento del quotidiano, da puro oggetto funzionale, diviene sintesi dello spazio fisico e antropologico in cui è possibile leggere e ritrovare elementi architettonici, storici, umani che l’arricchiscono di nuove valenze portandola ad essere protagonista assoluta, a volte ironica a volte tragica, della realtà.
Tina Cotič, presenta tre seggiole che traspongono tridimensionalmente gli elementi propri della semantica di Spazal, spunti della vita stessa sul Carso, analizzati con assoluto rigore compositivo dove il carattere arcaico si sposa con la costruzione prospettica propria agli spazi urbani.
Domen Slana propone la sua ricerca alle radici della società: parti di oggetti comuni, usuali vengono decontestualizzati mettendo in gioco l’equilibrio statico non solo della seduta ma delle cose.
In un continuo gioco di rimandi la ricerca artistica di Slana, sia essa espressa con la pittura o con la scultura, si riallaccia alla tradizione che, in visioni oniriche, introducono la destabilizzazione della normalità: una sedia con una gamba, un trono con una ruota, una poltrona con un tronco.
Per entrambi il dialogo con il reale si concretizza nella tridimensionalità della sedia che da oggetto d’arredo quotidiano riacquista quella dimensione aulica delle sue origini, destinata infatti com’era ad ospitare una sola persona e inizialmente soltanto sacerdoti e principi, ma non più per fungere da trono e differenziare colui che si siede dalla massa, ma per sottolineare nell’unicità del manufatto il carattere totemico di un’intera società.
La mostra, in essere presso le due sedi espositive sino al 14 giugno 2009, presenta oltre alle creazioni tridimensionali anche bozzetti, studi, disegni, esecutivi, fotografie e dipinti che permettono di rintracciare il percorso che ha portato Tina Cotič e Domen Slana alle loro creazioni aggiungendo una nota didascalica e didattica che ci guida alla scoperta delle loro sedie.
Le opere di Lojze (Luigi) Spacal sono gentilmente concesse da Martin Spacal."