… e che d'è? Chiederete voi.
Presto detto, una Fiera di quelle belle, con tante bancarelle dove trovi cose che di solito non trovi.
Cose sfiziose, cose introvabili, cose nascoste, cose lontane, cose inaspettate. E bio. Beh, insomma, a me del bio sapete bene che me ne importa un po' una cippalippa, ma dovevo dirlo.
Ah, ma che goduria, amiche mie, che goduria per gli occhi e che lacrime amare per il portafoglio!
Quello deL Marito, s'intende.
Hanno sede nell'ex manicomio (e potrebbero starmi simpatici anche solo per quello), svolgono attività di sartoria (bella forza, c'è nel nome! Ma che fai, copi?) ed impiegano quasi totalmente tessuti riciclati.
Ta - daaan! Direte che molti lo fanno.
Avete ragione, ma qua c'è una discriminante: il GUSTO. Di solito le cose fatte con tessuti riciclati sono… beh, un po' "meh". Nè di carne né di pesce. E quando li vedi addosso all'amica che li ha addosso e ti chiede:"DAI, prova ad indovinare cos'era questa gonna, prima" le rispondi senza fallo:"Una camicia PERCHè HA ANCORA LE MANICHE ATTACCATE!"
Insomma. Poi l'amica ci resta male e tocca scusarsi. Non sono cose sociali, ecco.
Invece da Lister fanno delle cose cariiiiine. Ma cariiiine.
Tipo le ri-cravatte, bustine ricavate dalla seta di cravatta, cariiiine.
Mi sa che prima o poi devo andarli a trovare.
Tanto son vicino.
E poi, allo stand
RF calzature ecologiche, ho visto queste.
Dico: son di sughero. Di sughero!
Oddio, sbavo e bagno il pavimento. (Chisseneimpippa, tanto il sughero galleggia).
Chi può dire di averle?
Beh, io no, PURTROPPO, perché DANNAZIONE avevano finito le taglie. Malnato destino dell'ultima sera della Fiera.
Sono stupende, stupende! In sughero, lo adoro!
Ho già detto quanto mi pace? No, perché se non è ancora chiaro lo ripeto, eh.
Mi rifarò con lo shop on line!
E poi, meraviglia delle meraviglia, che si stava sciogliendo al sole come un gelato alla nocciola, eccola, la bimba
Ullallà.
Cappelli e turbanti vintage, deliziosi, assolutamente deliziosi!
E poi spillette, cerchietti, accessori dal gusto stravagante e vintage.
Che dire, mi piacciono un sacco!
(Le ruberei pure la macchina da cucire vecchia, le ruberei. ma mi trattengo, perché sono una signora).
Quindi sono arrivata allo stand
1:1 a mano.
Beeeeeh che dire!
Piccolo intermezzo - confessione: mio nonno era comandante. Adorava la vela, aveva una barca a cui aveva dato il mio nome (ma si può? Grande nonno) e mi portava da piccola a fare giretti nel golfo.
E io vomitavo.
Si perché io soffro il mare. A navigarci, dico, a nuotarci no. sapete come si dice, vero? Che le persone si dividono in marinai e pesci? Bene, io sono un pesce, non un marinaio.
Povero nonno.
Però l'amore per la vita da barca e le cose che hanno un certo sapore "velesco" (velico? velasco? veliero? AIUTO) mi è restato. Ed allora, come potevo resistere dal comprare una megaborsa da mare in tela di vela? Il Marito mi ha trattenuto dal comprare quella con il segnavento che pendeva perché ha detto che sennò il gatto Strudel si attacca e chi lo molla più. Ma son contenta come un re comunque.
Ed è pure unisex, così il figlio grande non farà problemi quando sarà il suo turno di portarla.
Ha anche il sacchettino coordinato nel quale sbatterò cellulareportafogliochiavidicasa che non so mai dove mettere.
Contenti tutti, soprattutto io!
Ultima ma non ultima… la bancarella dei bottoni.
Maròòòò. Che tentazione.
In legno.
Fatti a mano.
C'era Il Marito vicino a me e quindi ho potuto prender solo quelli in legno di sommacco (Trieste = sommacco) altrimenti nessuno poteva impedirmi di fare man bassa di quelli fatti con i noccioli di ciliegia.
Perché tanto io c'ho la mail del signore artigiano dei bottoni.
No, non chiedete, tanto non ve la do.