lunedì 11 gennaio 2016

Spritz-intervista n° 5: Alice Twain

È appena uscito il suo libro, sta disegnando schemi a tutto spiano, la trovi dappertutto sul web (almeno nei gruppi più interessanti). Siorre e siorrine, ecco a voi l'ineffabile ALICE TWAIN.
A Walk in Milano
Alice, ciao! Accomodati prego, qua c’è Strudel: se ti innervosisci, puoi accarezzarlo e passatutto.
Sappiamo benissimo tutte e due che per carezzare Strudel occorre che Strudel sia consenziente. Peraltro, vorrei rendere noto ai lettori che Strudel è un gatto di cashmere, anzi di qiviut.

Vediamo… la prima cosa che vorrei chiederti è questa: hai incominciato a lavorare a maglia da adulta ed in pochi anni sei diventata una delle massime esperte nel settore. Ma se non avessi incontrato la maglia, cosa avresti voluto fare? Il carpentiere? Il fabbro ferraio? La traduttrice? Dai, che sono curiosa!
La multi milionaria nullafacente, magari con un piccolo impegno nel sociale. Insomma, la ricca benefattrice. O magari la studentessa a vita.

Della maglia c’è qualcosa che proprio non sopporti? Che proprio “bleah!”? Ed invece qual è la cosa che apprezzi di più?
La cosa che trovo più irritante in assoluto è l'idiotizzazione della maglia, sono i modelli ipersemplici pubblicizzati come gli unici a essere "alla portata di tutti", i filati sintetici "d'effetto" che ci spiegano essere semplici ma che in realtà sono difficilissimi da lavorare e che promettono di produrre un capo o un accessorio da completare in un'ora o meno. Mi piacerebbe che le filature stesse per prima ricominciassero a pubblicizzare la maglia come un viaggio di scoperta, non un "lavoretto" (altro termine che malsopporto) che mette in mano a chi la esercita la possibilità di creare realmente, ponendo l'accento sulla qualità dei materiali e le abilità degli artigiani. Vorrei insomma che chi lavora a maglia lo facesse con il piacere di intraprendere un'impresa, non con la pressione di ottenere un oggetto finito nel minor tempo possibile e da consumare e gettare quanto più in fretta possibile.

La tua attività è multiforme: scrivi libri, tieni corsi ed una parte importante è rappresentata dei numerosi spazi on line (il tuo blog, ma non solo) dove le persone possono trovare una risposta ed un riferimento (in italiano) ai loro dubbi. Quanto conta la parte “social” per te?
Dal punto di vista professionale (e non personale), la parte social è essenzialmente uno strumento. Ravelry, Instagram, Pinterest, Twitter, o Facebook sono fondamentalmente gli strumenti per cui oggi posso fare a meno di ricorrere a un editore, di un contratto con una filatura e così via. In sostanza, sono gli strumenti che ci permettono di essere freelance e non dipendenti. Ovviamente, sul piano personale l'aspetto digitale ha un altro valore (e io probabilmente sono nel terzo o quarto percentile di utenti della rete italiani in termine cronologico), ma non credo che questo valore sia rilevante per il mio successivo sviluppo professionale, se non nei termini che ho imparato a usare internet prima di affrontare i socialini come si sono strutturati oggi.

Di recente hai pubblicato la seconda edizione del tuo libro "Ai Ferri Corti". Devo dire che già la prima mi era piaciuta, ma questa ancora di più. Ho trovato fantastica la parte nella quale, partendo da zero, ci si può inventare un maglione top down su misura, anche perché è la mia tecnica costruttiva preferita e la parte in cui insegni a rimediare gli errori: davvero molto utile! Quanto ha contato la "moda" del top down nella scelta dei testi nel tuo libro?
Abbastanza, ma non in modo preponderante. Personalmente non amo in modo particolare la costruzione top down, le preferisco la costruzione seamless bottom-up che a mio avviso ha il perfetto mix di solidità costruttiva e semplicità. Lavorando bottom-up mi rendo conto che posso progettare in modo molto più affidabile il mio lavoro, inoltre mi sparo tutte le parti realmente noiose del lavoro all'inizio riservandomi quelle divertenti ed eccitanti alla fine (insomma, inizio con i preliminari e finisco con "the big O"), il tutto però evitando le cuciture (che pure sono talvolta necessarie alla buona riuscita di un capo). Ma mi rendo conto che il processo prettamente empirico che si può seguire per la costruzione di un capo top down (anche se io preferisco comunque sfruttare il metodo EPS per calcolare i passaggi e la taglia) è l'ideale per i principianti. Lavorando top down si può ottenere un capo indossabile senza avere grandissime competenze, è solo con l'esperienza che poi ci si rende conto che le altre costruzioni danno maggiore controllo sulla vestibilità del capo. In questo senso, secondo me, lavorare top down è il primo passaggio da compiere prima di affrontare costruzioni più ricche, intriganti e precise, che permettono molto meglio di sfruttare le possibilità della maglia.

Avresti aggiunto ancora qualcosa a quello che hai scritto oppure ti riservi per un altro progetto?
No, questo è il libro che avevo in mente dall'inizio. Se uscirà qualcos'altro di mio avrà una forma e caratteristiche totalmente diverse.

Quanto conta il materiale e, soprattutto, la ricerca del materiale nel tuo modo di fare a maglia? Quali sono le tue fibre preferite?
Parto dal fondo: la lana. In assoluto la lana per me è la fibra. Ha il perfetto equilibrio tra prezzo e preziosità, è calda e traspirante, è rustica e morbida, prende meravigliosamente il colore, ma ha colori naturali meravigliosi (soprattutto le pecore Shetland forniscono lane di colori meravigliosi) e le molte varietà di pecora forniscono lane di una fantastica varietà, senza contare le lane riciclate a cui mi sto appassionando di recente.

Quanto conta il fatto di saper padroneggiare alla perfezione la lingua inglese nel mondo della maglia odierno? È indispensabile conoscerlo per essere aggiornate?
Sì. Come in qualsiasi altro aspetto della vita.

Siamo alla fine, non agitarti, eh, tieni di nuovo Strudel, ecco… quali progetti hai in serbo per il prossimo futuro? C’è qualcosa che ci puoi anticipare oppure desideri che rimanga tutto una sorpresa fino all’ultimo?
Sono un'ariete, non faccio progetti: assalgo le possibilità quando mi si presentano. Da metà gennaio sarò impegnata nell'insegnamento per il corso di Design della Maglieria del Politecnico di Milano, quindo farò una breve vacanza a Edimburgo durante la quale visiterò l'Edinburgh Yarn Fair. Nel frattempo continuerò i corsi. Poi è tutto decisamente troppo lontano perché possa anche solo pensare a che cosa starò facendo.

Salutiamo Alice e… alla prossima intervista!

Alice la potete trovare sul suo blog "Ai Ferri Corti" e sulla sua Pagina Facebook.

1 commento:

Elisa2011 ha detto...

Alice la conosco tramite Facebook, ho acquistato il suo libro e sono felice dell'acquisto!