È appena uscito il suo libro, sta disegnando schemi a tutto spiano, la trovi dappertutto sul web (almeno nei gruppi più interessanti). Siorre e siorrine, ecco a voi l'ineffabile ALICE TWAIN.
Alice, ciao! Accomodati prego, qua c’è Strudel: se ti innervosisci, puoi
accarezzarlo e passatutto.
Sappiamo benissimo tutte e due che per carezzare Strudel occorre che
Strudel sia consenziente. Peraltro, vorrei rendere noto ai lettori che
Strudel è un gatto di cashmere, anzi di qiviut.
Vediamo… la prima cosa che vorrei chiederti è questa: hai incominciato a
lavorare a maglia da adulta ed in pochi anni sei diventata una delle
massime esperte nel settore. Ma se non avessi incontrato la maglia, cosa
avresti voluto fare? Il carpentiere? Il fabbro ferraio? La traduttrice?
Dai, che sono curiosa!
La multi milionaria nullafacente, magari con un piccolo impegno nel
sociale. Insomma, la ricca benefattrice. O magari la studentessa a vita.
Della maglia c’è qualcosa che proprio non sopporti? Che proprio
“bleah!”? Ed invece qual è la cosa che apprezzi di più?
La cosa che trovo più irritante in assoluto è l'idiotizzazione della
maglia, sono i modelli ipersemplici pubblicizzati come gli unici a
essere "alla portata di tutti", i filati sintetici "d'effetto" che ci
spiegano essere semplici ma che in realtà sono difficilissimi da
lavorare e che promettono di produrre un capo o un accessorio da
completare in un'ora o meno. Mi piacerebbe che le filature stesse per
prima ricominciassero a pubblicizzare la maglia come un viaggio di
scoperta, non un "lavoretto" (altro termine che malsopporto) che mette
in mano a chi la esercita la possibilità di creare realmente, ponendo
l'accento sulla qualità dei materiali e le abilità degli artigiani.
Vorrei insomma che chi lavora a maglia lo facesse con il piacere di
intraprendere un'impresa, non con la pressione di ottenere un oggetto
finito nel minor tempo possibile e da consumare e gettare quanto più in
fretta possibile.
La tua attività è multiforme: scrivi libri, tieni corsi ed una parte
importante è rappresentata dei numerosi spazi on line (il tuo blog, ma
non solo) dove le persone possono trovare una risposta ed un riferimento
(in italiano) ai loro dubbi. Quanto conta la parte “social” per te?
Dal punto di vista professionale (e non personale), la parte social è
essenzialmente uno strumento. Ravelry, Instagram, Pinterest, Twitter, o
Facebook sono fondamentalmente gli strumenti per cui oggi posso fare a
meno di ricorrere a un editore, di un contratto con una filatura e così
via. In sostanza, sono gli strumenti che ci permettono di essere
freelance e non dipendenti. Ovviamente, sul piano personale l'aspetto
digitale ha un altro valore (e io probabilmente sono nel terzo o quarto
percentile di utenti della rete italiani in termine cronologico), ma non
credo che questo valore sia rilevante per il mio successivo sviluppo
professionale, se non nei termini che ho imparato a usare internet prima
di affrontare i socialini come si sono strutturati oggi.
Di recente hai pubblicato la seconda edizione del tuo libro "Ai Ferri
Corti". Devo dire che già la prima mi era piaciuta, ma questa ancora di
più. Ho trovato fantastica la parte nella quale, partendo da zero, ci si
può inventare un maglione top down su misura, anche perché è la mia
tecnica costruttiva preferita e la parte in cui insegni a rimediare gli
errori: davvero molto utile! Quanto ha contato la "moda" del top down
nella scelta dei testi nel tuo libro?
Abbastanza, ma non in modo preponderante. Personalmente non amo in modo
particolare la costruzione top down, le preferisco la costruzione
seamless bottom-up che a mio avviso ha il perfetto mix di solidità
costruttiva e semplicità. Lavorando bottom-up mi rendo conto che posso
progettare in modo molto più affidabile il mio lavoro, inoltre mi sparo
tutte le parti realmente noiose del lavoro all'inizio riservandomi
quelle divertenti ed eccitanti alla fine (insomma, inizio con i
preliminari e finisco con "the big O"), il tutto però evitando le
cuciture (che pure sono talvolta necessarie alla buona riuscita di un
capo). Ma mi rendo conto che il processo prettamente empirico che si può
seguire per la costruzione di un capo top down (anche se io preferisco
comunque sfruttare il metodo EPS per calcolare i passaggi e la taglia) è
l'ideale per i principianti. Lavorando top down si può ottenere un capo
indossabile senza avere grandissime competenze, è solo con l'esperienza
che poi ci si rende conto che le altre costruzioni danno maggiore
controllo sulla vestibilità del capo. In questo senso, secondo me,
lavorare top down è il primo passaggio da compiere prima di affrontare
costruzioni più ricche, intriganti e precise, che permettono molto
meglio di sfruttare le possibilità della maglia.
Avresti aggiunto ancora qualcosa a
quello che hai scritto oppure ti riservi per un altro progetto?
No, questo è il libro che avevo in mente dall'inizio. Se uscirà
qualcos'altro di mio avrà una forma e caratteristiche totalmente diverse.
Quanto conta il materiale e, soprattutto, la ricerca del materiale nel
tuo modo di fare a maglia? Quali sono le tue fibre preferite?
Parto dal fondo: la lana. In assoluto la lana per me è la fibra. Ha il
perfetto equilibrio tra prezzo e preziosità, è calda e traspirante, è
rustica e morbida, prende meravigliosamente il colore, ma ha colori
naturali meravigliosi (soprattutto le pecore Shetland forniscono lane di
colori meravigliosi) e le molte varietà di pecora forniscono lane di una
fantastica varietà, senza contare le lane riciclate a cui mi sto
appassionando di recente.
Quanto conta il fatto di saper padroneggiare alla perfezione la lingua
inglese nel mondo della maglia odierno? È indispensabile conoscerlo per
essere aggiornate?
Sì. Come in qualsiasi altro aspetto della vita.
Siamo alla fine, non agitarti, eh, tieni di nuovo Strudel, ecco… quali
progetti hai in serbo per il prossimo futuro? C’è qualcosa che ci puoi
anticipare oppure desideri che rimanga tutto una sorpresa fino all’ultimo?
Sono un'ariete, non faccio progetti: assalgo le possibilità quando mi si
presentano. Da metà gennaio sarò impegnata nell'insegnamento per il
corso di Design della Maglieria del Politecnico di Milano, quindo farò
una breve vacanza a Edimburgo durante la quale visiterò l'Edinburgh Yarn
Fair. Nel frattempo continuerò i corsi. Poi è tutto decisamente troppo
lontano perché possa anche solo pensare a che cosa starò facendo.
Salutiamo Alice e… alla prossima intervista!
Alice la potete trovare sul suo blog "
Ai Ferri Corti" e sulla sua
Pagina Facebook.